LE REGIONI SBLOCCANO L’ACCORDO SUI NUOVI LEA

“Le Regioni hanno dato l’ok all’accordo sui nuovi Lea, chiedendo per che per il 2016 il Dpcm vada avanti e sbloccando quindi di fatto la questione dei Lea. Chiediamo di dare mandato alla Commissione prevista già dalla Legge di Stabilità di fare una verifica sul campo sul costo effettivo dei nuovi Lea, provvedendo a riverificare i vecchi, in modo che da qui al 30 novembre siamo in grado di quantificare le risorse che serviranno per il 2017. C’è da fare un lavoro di riquantificazione per il 2017, mentre per il 2016 non ci sono problemi”. Lo dichiara l’assessore Sergio Venturi, coordinatore vicario della Commissione Sanità della Conferenza delle Regioni, al termine della seduta odierna della Conferenza. Il documento si articola nei tre rami classici (prevenzione collettiva, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera) ma contiene – rispetto al Dpcm del 29 novembre 2001 che va ad abrogare – una serie di novità. Tra queste, i nuovi nomenclatori su assistenza protesica e specialistica ambulatoriale, con specifici riferimenti all’appropriatezza clinica e alle prestazioni tecnologicamente avanzate. Dove non è possibile inserire liste chiuse di prestazioni lo sforzo è stato di declinare delle aree di attività incluse nell’area: sono questi i casi della prevenzione collettiva in ambienti di vita e di lavoro e dell’assistenza distrettuale, in particolare per quanto riguarda l’assistenza socio-sanitaria. “La scelta di evitare, per quanto possibile, il rinvio alla normativa vigente – recita la relazione illustrativa del Ministero – ha imposto di ricavare da tale normativa le specifiche attività e prestazioni di competenza dei rispettivi servizi (Dipartimenti di prevenzione, Consultori familiari, Sert, Dipartimenti di salute mentale, Servizi di riabilitazione, ecc.) e di riportarle nel testo, sia pure senza carattere di esaustività. Lo schema di provvedimento, dunque, non introduce nessun ampliamento sostanziale dei Lea ma si limita a descrivere con maggiore dettaglio e precisione prestazioni ed attività già oggi incluse nei livelli. Per l’area socio-sanitaria, in particolare, si è ritenuto necessario individuare e descrivere le diverse tipologie di assistenza caratterizzate da diversi livelli di complessità ed impegno assistenziale”. Per l’Adi ai malati cronici non autosufficienti, ad esempio, si passa dal livello base all’alta intensità che corrisponde all’ospedalizzazione domiciliare. Aggiornati anche gli elenchi delle malattie croniche e delle patologie rare. Altra grande novità del provvedimento, peraltro già presente nella prima versione, è l’inserimento della Pma eterologa nei Lea. In termini di fondi, l’impatto complessivo stimato è di 771,8 milioni, che dovrebbe riflettere almeno in parte le richieste della maggior parte delle Regioni. Stando alla relazione tecnica prodotta dal Ministero “l’impatto globale dell’aggiornamento dei Lea è riconducibile alla differenza tra i costi aggiuntivi generati dalla previsione di prestazioni aggiuntive, nella misura in cui generino consumi aggiuntivi e le economie conseguibili nei diversi ambiti assistenziali nonché le maggiori entrate connesse alla partecipazione ai costi sulla quota di consumi aggiuntivi di prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale”. Nel documento, ad esempio, si ipotizza una riduzione della spesa di circa 50 milioni di euro da ottenere con una riduzione dei ricoveri medici e chirurgici rispettivamente del 15% e del 10% per le regioni in Piano di rientro e del 5% per le regioni non in Piano di rientro in entrambe i regimi di ricovero. La stima dei 50 milioni si basa poi sulla distinzione tra il settore pubblico e privato: per il primo (pubblico) si è ipotizzato un risparmio correlato ad una riduzione della valorizzazione tariffaria dei ricoveri che si trasferiscono in ambulatorio per il 20%, nel presupposto che a seguito di detto trasferimento le strutture pubbliche registrino una riduzione dei loro costi variabili del 20% (minori turni del personale, minori spese alberghiere ecc.). “Deve poi essere considerato – scrive il Ministero – che la riduzione dei costi potrà essere ulteriormente confermata ed accentuata man mano che le regioni provvederanno a riorganizzare la propria rete ospedaliera con un’ulteriore riduzione dei posti letto e provvederanno alla ricognizione del fabbisogno del personale”. Tra le altre principali novità anche il welfare socio-sanitario con livelli progressivi di intensità di cure l’assistenza prevista. Per l’Adi ai malati cronici non autosufficienti, ad esempio, si passa dal livello base all’alta intensità che corrisponde all’ospedalizzazione domiciliare. Si tratta di prestazioni professionali prevalentemente di tipo medico-infermieristico-assistenziale ovvero prevalentemente di tipo riabilitativo-assistenziale. E il Dpcm prevede per l’integrazione sociosanitaria, che le cure domiciliari siano integrate da prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare professionale alla persona. Le prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare professionale, erogate secondo i modelli assistenziali disciplinati dalle Regioni, sono a interamente carico del Servizio sanitario nazionale per i primi trenta giorni dopo la dimissione ospedaliera protetta e per una quota pari al 50 per cento negli altri casi. Aggiornati gli elenchi delle malattie croniche e delle patologie rare, l’altra grande novità del provvedimento, già presente nella prima versione, è l’inserimento della Pma eterologa nei Lea. Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha espresso soddisfazione per l’accordo raggiunto in Conferenza delle Regioni sui nuovi LEA. Un’intesa su Decreto “raggiunta all’unanimità” e che rassicura sul piano delle risorse per il 2016 le Regioni e i territori. “Ora va fatta – ha spiegato Bonaccini, al termine della seduta del 7 luglio della Conferenza delle Regioni – una valutazione in sede tecnica per verificare ciò che potrà servire per il 2017”. “Intanto è un buon modo per chiudere quest’anno in cui abbiamo già ottenuto 1 miliardo e 300 milioni di incremento del Fondo sanitario nazionale portandolo da 109 miliardi a 111 miliardi a cui bisogna aggiungere risorse per alcuni territori sull’edilizia ospedaliera”. Per Bonaccini è stato “raggiunto davvero un buon punto di equilibrio per approcciarci alla futura discussione sul possibile futuro incremento del Fondo sanitario e in questo ambito all’articolazione dei Lea del 2017”.